Rosolia congenita e in gravidanza

Il caso di rosolia congenita letto sul NEJM, vi invito a leggerlo per le immagini bellissime: Congenital Rubella Jyoti Matalia, Engl J Med 2016; 375:1468 October 13, 2016; è stato un momento per fare il punto sulla situazione italiana, ho quindi cercato i dati pubblicati dal Ministero della Salute.

Il Piano Nazionale di Eliminazione del Morbillo e della Rosolia (PNEMoRc) del ministero della salute include tra i suoi obiettivi la riduzione dell’incidenza della rosolia congenita a meno di 1 caso/100.000 nati vivi entro il 2015, in linea con le indicazioni dell’UE dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Dai dati del Rapporto Semestrale dell’ISS del 2016 , si osserva con un certo rammarico che nel periodo gennaio 2005 – agosto 2016 sono state segnalate 84 infezioni di rosolia congenita (probabili e confermate), con un picco nel 2008 e uno nel 2012. Oltre a questi, sono pervenute 65 segnalazioni che non è stato possibile classificare, o per mancanza di informazioni o perché questi casi non sono stati monitorati sino a esclusione o conferma della diagnosi. Sono state segnalate 168 infezioni rubeoliche in gravidanza (possibili, probabili e confermate). Tra queste, sono state registrate 32 interruzioni volontarie di gravidanza, 1 nato morto e 1 aborto spontaneo.

Almeno una manifestazione clinica è riportata in 62 bambini. Di seguito i sintomi più frequentemente riportati:  Cardiopatia congenita (43 bambini)  Sordità/ipoacusia (29 bambini)  Cataratta (13 bambini)  Meningoencefalite (11 bambini). Ventuno bambini hanno difetti multipli a carico dell’apparato cardiaco, visivo o uditivo. Sedici bambini risultano asintomatici: si tratta di casi con conferma di laboratorio e correlazione epidemiologica.

Sappiamo tutti che esiste un’arma molto efficace: il vaccino!

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Per i nuovi nati, si consiglia una prima dose verso i 12-15 mesi di età, e un richiamo verso i 5-6 anni. Fino al 1999, in Italia veniva eseguita solo la vaccinazione sulle bambine in età pre-puberale, verso i 12-13 anni. Analogamente a quanto osservato in altre nazioni,  questa strategia si è però rivelata insufficiente, in quanto l’elevata circolazione del virus in tutti i soggetti non vaccinati ha comportato una persistenza del rischio di infezione. La strategia attuale, in linea con quella attuata in altri paesi, è dunque quella di vaccinare tutti i bambini nel secondo anno di vita con il vaccino trivalente, contro morbillo, parotite e rosolia, di somministrarne una seconda dose entro i 5-6 anni di età. Contemporaneamente, è indispensabile vaccinare tutte le ragazze e le donne che non sono state vaccinate da bambine.
Come per tutti vaccini vivi attenuati, la vaccinazione non viene praticata negli individui con deficit immunitario o sotto terapia immunosoppressiva (corticoidi, antineoplastici, antirigetto), nelle donne gravide o che desiderano esserlo nel mese successivo (per sicurezza, anche se non si sono mai verificati problemi correlati). Il vaccino è invece consigliato alle persone infette da Hiv che non hanno sviluppato Aids.

E’ importante che la famiglia vanga informata al meglio, come sempre il compito maggiore spetta ai pediatri e ai medici di famiglia

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