prevenzione del rischio (primo anello della catena di sopravvivenza)

Dopo aver introdotto i principi della catena di sopravvivenza (leggi qui se non gli hai letti) e la sua importanza, analizziamone i vari anelli.

Il primo anello della catena di sopravvivenza pediatrica è la prevenzione del rischio, le prime cause di morte nel bambino sono in base al’età: soffocamento (nel primo anno di vita), annegamento (nel secondo anno di vita), incidenti stradali e non, traumi (nel terzo anno), traumi e ustioni (nel quarto anno). Tutte queste cause di morte sono prevenibili e quindi il primo passo per ridurre la mortalità è la prevenzione di questi eventi letali.

 

catena sopravvivenza pediatrica

Pericolo_incendio2La valutazione della sicurezza per il soccorritore e la vittima devono precedere qualsiasi tipo di intervento di primo soccorso pediatrico e dell’adulto.

Il soccorritore deve valutare sempre prima di iniziare il P-BLS che l’area in cui si presterà il soccorso sia sicura per sé e per la vittima. La presenza di un pericolo reale o potenziale (ad esempio il crollo di un edificio, un incendio, la perdita di gas, fumi tossici) impone lo spostamento immediato cercando di mantenere allineata la testa alla colonna vertebrale, ma in caso di necessità la paura di procurare lesioni durante lo spostamento del bambino non deve prevalere sulla messa in  sicurezza del soccorritore e del bambino stesso, non bisogna tentare di rianimare bambini in situazioni di pericolo per se stessi in quanto ciò potrebbe arrecare più danni che benefici al bambino.

mascherina per rianimazione tascabileIn tutti i casi in cui non vi sia una situazione di pericolo, il primo soccorso pediatrico volto alla rianimazione del bambino “PBLS” dovrà essere iniziata sul posto. Benché il soccorritore sia potenzialmente esposto a contrarre infezioni durante le manovre di rianimazione, tale rischio è molto basso, è sempre opportuno però, quando disponibili, utilizzare mezzi di protezione quali, guanti, garze e maschere facciali da rianimazione dotate di valvole unidirezionale che impediscono al sangue del soccorso di entrare in contatto con la bocca del soccorritore. Non vi sono comunque casi descritti in letteratura scientifica di trasmissione di virus HIV o dell’Epatite C durante la respirazione bocca a bocca, anche se vi è il pericolo di trasmissione in caso di presenza di sangue o di lesioni della mucosa buccale. Come vedremo nel secondo anello della catena di sopravvivenza, n tutti i casi in cui non si voglia, per motivi personali, effettuare le ventilazioni è sempre importantissimo effettuare le compressioni toraciche

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